Giuseppe “Pippo” Calò è stato uno degli esponenti di spicco di Cosa Nostra, finito tra gli imputati nel Maxiprocesso di Palermo.

L’inizio: chi è Giuseppe “Pippo” Calò

Giuseppe “Pippo” Calò è nato a Palermo il 30 Settembre 1931. La sua carriera criminale inizia quando aveva solo 18 anni, in seguito all’omicidio del padre, reato per il quale finisce in carcere per la prima volta. All’età di 23 anni, diventa affiliato alla famiglia mafiosa di Porta Nuova, grazie al padrino e boss Tommaso Buscetta.

Crescita criminale e rapporti con altri boss

Nel 1963, dopo la morte del boss Gaetano Filippone, Calò viene scelto come nuovo capofamiglia. In questo periodo, diventa un alleato fondamentale per i boss Luciano Liggio e Salvatore Riina. Secondo diverse testimonianze, Calò e i suoi uomini avrebbero partecipato sia all’omicidio del procuratore Pietro Scaglione, sia al sequestro del costruttore Luciano Cassina.

Latitanza e arresto

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Nel 1973, Calò viene accusato di vari crimini da Leonardo Vitale, tra cui estorsione e omicidio, e si dà alla latitanza. Durante questo periodo, utilizzando l’alias di Mario Aglialoro, si trasferisce a Roma e stringe rapporti con la Banda della Magliana e pezzi grossi dell’alta finanza. Dopo dodici anni di latitanza, viene arrestato nel 1985, a seguito delle rivelazioni dei pentiti Buscetta e Contorno.

Processi e condanne

Nel 1986, Calò è uno dei protagonisti del famoso Maxiprocesso di Palermo, accusato di associazione mafiosa, traffico di droga e riciclaggio di denaro. Buscetta lo accusa di aver fatto uccidere i suoi due figli e di aver fatto sparire Giovanni “Giannuzzu” Lallicata. Nonostante l’accusa avesse chiesto l’ergastolo, Calò viene condannato a 23 anni di reclusione.

L’omicidio di Roberto Calvi

Nel 2005, Calò viene rinviato a giudizio per l’omicidio di Roberto Calvi, il presidente del Banco Ambrosiano trovato impiccato sotto il ponte dei Frati neri a Londra nel 1982. Tuttavia, nel 2007, Calò e gli altri imputati vengono assolti per “insufficienza di prove”.

Dissociazione e anni recenti

Nel settembre 2001, Calò ammette per la prima volta di aver fatto parte di Cosa Nostra e decide di dissociarsi dall’organizzazione mafiosa. Da allora, non sono state rese note ulteriori informazioni sulla sua vita, a dimostrazione di quanto l’esperienza di Giuseppe “Pippo” Calò rappresenti un capitolo oscuro e complesso della storia criminale italiana.