Giulio Golia torna a parlare a Le Iene di un incredibile fatto di cronaca nera che riguarda quello che è stato definito il massacro nel quartiere Ponticelli. Il fatto, quando si è verificato, riguardando il massacro di due bambine, ha colpito molto l’opinione pubblica e adesso, secondo i tre che sono stati ritenuti colpevoli di quello che è successo, la vicenda non dovrebbe essere ancora chiusa.

Infatti Giulio Golia ci propone un’intervista esclusiva ai tre ritenuti colpevoli, fra i quali c’è anche Ciro Imperante. Ma vediamo la versione degli accusati.

La versione degli accusati del massacro di Ponticelli

I tre ritenuti colpevoli del massacro di Ponticelli sono Ciro Imperante, Luigi Schiavo e Giuseppe La Rocca, che sono stati condannati per l’omicidio all’ergastolo. I tre si dichiarano innocenti e raccontano quello che secondo loro sarebbe da attribuire tutto ad un grande errore giudiziario.

Infatti i tre accusati di aver ucciso le due bambine espongono la loro versione dei fatti a Le Iene, raccontando che secondo loro si tratterebbe di un vero e proprio complotto ai loro danni.

Tutto, secondo i tre accusati, sarebbe stato dettato dalla volontà di voler indicare subito come colpevole qualcuno. Inoltre a Le Iene viene ripercorsa la storia delle bambine napoletane che sono state uccise nel luglio del 1983.

Che cosa è successo nel massacro di Ponticelli

Le vittime del cosiddetto massacro di Ponticelli sono state due bambine, Barbara Sellini di 7 anni e Nunzia Munizzi di 10 anni. All’epoca c’è stato un grande riscontro mediatico per questo omicidio terribile.

La stampa stessa definì il tutto l’opera di un mostro. Le bambine stavano tranquillamente giocando nella piazza del quartiere, quando all’improvviso scomparvero. I loro corpi furono successivamente ritrovati carbonizzati in un cantiere.

Fin dalle prime indagini sono stati messi in luce alcuni aspetti orribili legati alla morte delle bimbe. Infatti Nunzia e Barbara sarebbero state torturate e violentate. I loro corpi sono stati poi bruciati, forse nel tentativo di togliere di mezzo alcune prove raccapriccianti.

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Le indagini a quel tempo furono molto intense, perché tutti i residenti del quartiere sono stati interrogati. Un ruolo particolare ha avuto la testimonianza di Silvana Sasso, un’amica che ha raccontato agli inquirenti che lo stesso giorno della scomparsa tutte e tre avevano un appuntamento con un ragazzo di nome Gino, che aveva un’auto Fiat 500 dalle tonalità scure.

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Il ragazzo veniva soprannominato Tarzan tutte lentiggini, perché aveva i capelli rossi, una corporatura robusta ed era pieno di lentiggini.

 

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