Ha offerto uno spaccato culinario della Costa d’Amalfi, un biglietto da visita della tradizione campana intepretandola in modo del tutto personale Enrico Ruggiero, chef de “La Rondinaia” che traccia un bilancio particolarmente positivo della sua esperienza tra le mura di quella che fu la residenza di Gore Vidal e che esprime una delle testimonianze architettoniche più prestigiose nell’ambito delle residenze nobiliari di inizio secolo scorso nella Divina.
Non era semplice rendersi attore protagonista di un “grand tour” culinario ma allo chef sarnese, gran lavoratore e testimone diretto di una gavetta durissima e di una continua scalata professionale fuori da circuiti mediatici e lontano – volutamente – dalle grandi firme del settore, l’impresa è riuscita perfettamente.
Chef, dopo anni di gavetta e, poi, di esperienza professionale alla guida di tante cucine del territorio di livello sempre crescente, è arrivata la svolta definitiva dell’approdo a “La Rondinaia”.
“È stata la prima volta che ho preso pieno possesso di una cucina di prestigio, pur avendo lavorato per anni in cucina di lusso. Ma essere l’ executive mi ha fatto maturare di più, così come le mille responsabilità che ho avuto. La più importante è stata senz’altro quella di far ricordare alla clientela della Rondinaia la mia filosofia culinaria“.
La sua è stata un’ esperienza in un contesto di lusso alla massima espressione.
“Quest’anno per la Costiera Amalfitana è stato un vero e proprio boom di clienti luxury, che hanno scelto di trascorrere, in maniera del tutto riservata e privata, le loro vacanze alla Rondinaia. Sono fiero di aver cucinato per alcuni di loro“.
Quale la soddisfazione maggiore di quest’anno trascorso tra le mura dell’incantevole dimora?
“La soddisfazione più grande, oltre a quelle trasmesse dalla cucina in sè, è stata la possibilità di dialogare a lungo con personaggi illustri. Sono certo che si ricorderanno prima di Enrico in quanto persona e, poi, in un secondo momento, di Enrico Ruggiero come chef. Nei miei piatti, infatti, ho trasmesso il mio io, mi sono raccontato”.
Non è stato semplice offrire uno spaccato culinario della Divina e venire, al contempo, incontro alle esigenze di una clientela certamente altospendente, ma spesso non sempre consapevole della tradizione gastronomica campana a tutto tondo.
“Non ritengo di aver avuto difficoltà: si è trattato dei normali ostacoli che la vita lavorativa mette avanti ad ognuno di noi. Occorre essere bravi ad andare avanti ed oltrepassare ognuno di questi, fino ad arrivare al traguardo. C’è, però, un problema complessivo nel nostro settore, che è quello della forza lavoro, che manca ormai da oltre due anni. Purtroppo nessun ragazzo vuole intraprendere la nostra professione. È una difficoltà che sarà sempre più evidente negli anni a venire”.
Che effetto le ha fatto essere il resident chef di una delle dimore più esclusive della Costiera e, azzarderei, d’Italia.
“È sicuramente emozionante e dà una marcia in più alle mie giornate: percorrerne ogni giorno le stanze ricordando che vi hanno soggiornato personaggi del calibro di Gore Vidal non può che darmi ancora più forza”.
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