Il 30 maggio, alle 21.20 su Rai 3, torna in prima serata “Che ci faccio qui”, il programma ideato e condotto da Domenico Iannacone. Questa nuova serie in tre puntate ci riporta nel profondo Sud del Paese, per scoprire storie di vita e di resistenza, di persone che si battono per la dignità umana e che decidono di restare e combattere per un futuro migliore. La prima puntata, intitolata “Ti vengo a cercare”, ci porta in Calabria, una terra dai forti contrasti, per raccontare la storia di Bartolo Mercuri, un uomo che ha dedicato la sua vita ad aiutare i migranti di Rosarno.
Chi è Bartolo Mercuri?
Bartolo Mercuri è un piccolo commerciante di mobili della Piana di Gioia Tauro. Nonostante le difficoltà economiche e sociali della sua terra, Bartolo ha scelto di non voltarsi dall’altra parte. Con la sua associazione “Il Cenacolo”, ha sempre lottato per migliorare le condizioni di vita dei migranti di Rosarno, un’area tristemente famosa per le condizioni disumane in cui vivono molti lavoratori stagionali.
Conosciuto come “Papà Africa”, Bartolo è diventato un simbolo di speranza e di solidarietà. La sua dedizione nel sostenere i migranti non è passata inosservata, e la sua storia è stata scelta per essere raccontata nella puntata di apertura della nuova serie di “Che ci faccio qui”.
La missione di Bartolo
Bartolo Mercuri non ha mai smesso di aiutare i migranti, portando avanti la sua missione con passione e determinazione. La sua associazione, “Il Cenacolo”, opera nella tendopoli di Rosarno, dove le condizioni di vita sono estremamente difficili. La tendopoli è un luogo di povertà e disperazione, dove centinaia di uomini e donne vivono in condizioni disumane, senza accesso a servizi essenziali come luce e acqua.
Tra le storie che Bartolo ha incontrato c’è quella di Alì, un bracciante di origini senegalesi che vive in un deposito abbandonato. La storia di Alì rappresenta la realtà di molti migranti che, nonostante le difficoltà, continuano a lottare per un futuro migliore.
La vita personale di Bartolo Mercuri
Bartolo Mercuri è un uomo profondamente legato alla sua famiglia e alla sua comunità. Anche se i dettagli specifici sulla sua età, moglie e figli non sono ampliamente documentati, è evidente che il suo impegno per i diritti umani e la sua dedizione alla causa dei migranti hanno avuto un grande impatto non solo su di lui, ma anche su coloro che lo circondano.
La sua famiglia lo sostiene nella sua missione, condividendo con lui le difficoltà e le sfide che derivano dal suo impegno sociale. Bartolo è un esempio di come l’amore e il sostegno della famiglia possano essere fondamentali per chi decide di dedicare la propria vita agli altri.
Antonino De Masi: un’altra storia di resistenza
Nella stessa puntata di “Che ci faccio qui”, viene raccontata anche la storia di Antonino De Masi, un imprenditore calabrese che ha deciso di combattere contro le cosche della ‘ndrangheta. La sua azienda nel porto di Gioia Tauro è protetta giorno e notte dall’esercito, e la sua famiglia è costretta a vivere in un luogo protetto al Nord. Nonostante le minacce e le difficoltà, Antonino non ha mai arretrato nella sua battaglia per la legalità.
Oggi, Antonino non è più solo: al suo fianco c’è il figlio Giuseppe, che ha scelto di tornare in Calabria per lottare insieme al padre. Questa scelta coraggiosa rappresenta il profondo senso di legalità e di giustizia che caratterizza questa famiglia, decisa a non piegarsi alle logiche della criminalità.