Non dimenticare un’altra delle grandi e tragiche alluvioni che nel secolo scorso hanno colpito la Costiera Amalfitana, quella del 1910.

Questo lo scopo dell’amministrazione comunale di Cetara che intende ricordare le vittime del disastro insieme alla cittadinanza, sensibilizzando la popolazione alla tematica del rischio idrogeologico.

Domenica alle 11, nella Chiesa di San Pietro Apostolo presente nel borgo costiero, infatti, sarà celebrata una Santa Messa in memoria delle vittime della tragedia.

In seguito alla celebrazione, ci sarà la deposizione di una corona presso la lapide ubicata in Corso Federici.

Ricordo Alluvione Cetara

La vicenda

Era il 24 ottobre 1910 quando la Costiera Amalfitana, Salerno e Casamicciola, sull’Isola d’Ischia, furono colpite da una bomba d’acqua che in poco tempo causò devastanti alluvioni. La più drammatica proprio a Cetara, in una situazione sostanzialmente analoga a quanto accadde quarantaquattro anni dopo, nel 1954, a Molina di Vietri ed a Maiori. Anche quest’ultima, però, subì ingenti danni.

La natura si ribellò anche allora. Anche quando cemento, abbandono e incendi ancora non avevano minato irrimediabilmente l’ecosistema avendo un effetto significativo sui rischi del dissesto idrogeologico. Centoundici furono le vittime registrate in quell’occasione.

La vicenda, nonostante la lentezza delle comunicazioni, giunse all’attenzione del governo centrale: a Cetara arrivò persino il 63° reggimento di fanteria, i cui militari insieme alla Croce Rossa portarono gli aiuto alla popolazione colpita seppur con notevole ritardo rispetto al giorno in cui scatenò la furia del torrente.

Alla comunità di Cetara fecero visita anche Re Vittorio Emanuele III di Savoia e il Ministro dei Lavori Pubblici del Regno d’Italia, Ettore Sacchi. Il suo arrivo tra le macerie fu documentato da un bozzetto pubblicato sulla copertina de La Domenica Del Corriere, il popolare settimanale italiano fondato a Milano nel 1899 e poi chiuso definitivamente nel 1989.

A Cetara intere famiglie restarono seppellite sotto ai detriti e alle macerie delle proprie abitazioni, travolte dalla furia delle acque e delle conseguenti frane che si staccarono a monte della vallata. Un motivo in più per non dimenticare l’immane tragedia.

 

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