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Chi è Catia Cucchi la vigilessa sopravvissuta alla strage di via Palestro: storia vera

Catia Cucchi, sopravvissuta alla strage di via Palestro

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Erano le 23:15 del 27 luglio del 1993, quando a Milano si è verificata l’esplosione di un’autobomba in via Palestro. Si trattava di un’azione mafiosa che ha colpito uno dei punti strategici della città. La strage di via Palestro ha provocato la morte di cinque persone e il ferimento di dodici.

Hanno perso la vita i vigili del fuoco Carlo La Catena, Stefano Picerno e Sergio Pasotto, il venditore ambulante Moussafir Driss e il poliziotto Alessandro Ferrari. È sopravvissuta la vigilessa Catia Cucchi. Concentriamoci più sulla sua storia, per scoprire chi è Catia Cucchi.

Chi è Catia Cucchi, la vigilessa sopravvissuta alla strage di via Palestro

Catia Cucchi è una vigilessa che si trovava il giorno della strage in via Palestro. Era posizionata a pochissimi metri dall’autobomba che fu oggetto di esplosione. Allora Catia aveva 27 anni. Per fortuna è stata salvata perché si trovava dietro una curva che è riuscita a proteggerla dalle schegge. Anche se non ha riportato ferite fisiche, il dolore interiore che ha provato soprattutto per aver visto il suo collega Alessandro Ferrari morire è stato incredibile.

Dopo 20 anni, il Comune le ha riconosciuto un risarcimento. Si è trattato di 10.000 euro, soprattutto perché non le è stato assegnato un sostegno psicologico. Dopo la strage, infatti, Catia Cucchi ha continuato a lavorare senza poter contare sull’aiuto di nessuno, nonostante avesse subito un vero e proprio trauma.

Nel 2010, in seguito ad una visita medica, è stata giudicata inabile alla sua mansione e quindi rischiava di diventare un’impiegata amministrativa. È proprio a questo punto che Catia ha deciso di rivolgersi ad un sindacato, portando avanti la questione per vie legali.

Le reazioni di Catia Cucchi dopo la strage di via Palestro

Catia Cucchi si è sfogata dicendo di essere stata dimenticata per 20 anni. Nonostante ad un certo punto sia arrivato un elogio da parte del sindaco Pisapia, per tanto tempo ha dovuto combattere per avere quanto le spettasse.

Il suo atteggiamento è cambiato dopo la tragedia, perché aveva difficoltà a stare in mezzo alla gente, mostrava difficoltà a lavorare in strada e aveva paura del buio. Lamenta il fatto che la sua situazione è stata gestita mettendola a lavorare negli uffici, ma non è arrivato mai un aiuto psicologico.

Tra l’altro, dopo la strage, è stata costretta a mettersi in malattia e ha avuto anche una decurtazione dello stipendio. In seguito alla visita medica, le hanno tolto l’arma, non poteva indossare la divisa e lei si è sentita davvero molto umiliata. Ha dovuto impugnare il provvedimento, per ritornare ad avere la qualifica di agente di polizia municipale.

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