E’ iniziata ieri sera la schiusa delle uova e la fuoriuscita dalla sabbia delle tartarughe caretta caretta nate nell’area di nidificazione sul litorale di Maiori.
Un evento particolarmente atteso negli ultimi giorni: il 30 giugno scorso la femmina di Caretta caretta aveva nidificato in uno stabilimento balneare, controllata a distanza e facilitata dal lavoro di volontari ed Enti, tra cui l’Amp Punta Campanella, la Stazione Zoologica Anton Dohrn, l’ ENPA odv sez.Costa d’Amalfi, l’associazione Acarbio Costiera Amalfitana.
Il nido era stato prontamente recintato e monitorato. Ora le nascite. Lo spettacolo della vita, dunque, prosegue.
Non senza problematiche: per via della presenza di un elevato impatto antropico sul litorale maiorese, gli esperti del team che ha seguito in questo periodo, ora dopo ora, la nidificazione e le fasi successive alla stessa, fino alla schiusa delle uova, hanno optato per la liberazione delle piccole tartarughe alle prime ore del mattino in corrispondenza di un tratto di spiaggia libera sito ad est della foce del Torrente Reginna, considerato maggiormente idoneo.
“Il problema dipende dall’impatto antropico della spiaggia in cui è stato ubicato il nido: un gruppo specializzato si è occupato di verificarlo, e della presenza eventuale, in spiaggia, di persone. Elemento, quest’ultimo, che avrebbe potuto compromettere la schiusa. Nel caso del lido di Maiori per entrambi i parametri ci sono grandi problematiche – ha commentato ad Amalfinotizie Domenico Sgambati dell’Amp Punta Campanella – Valutando la situazione con Fulvio Maffucci, della Stazione Zoologica Anton Dohrn, si è visto che l’unica possibilità per liberare le tartarughe a Maiori era di farlo al mattino presto, in assenza di inquinamento luminoso, e in un’altra spiaggia in cui nel braccio d’acqua antistante non c’è la presenza delle barriere antinquinamento che limita il passaggio in mare delle tartarughe. Siamo in una condizione non sostenibile per questa specie, e quindi, abbiamo dovuto assumere misure eccezionali. Abbiamo provato ad effettuare la liberazione intorno alle 22, ma le tartarughe sono andate in mare con grande difficoltà. Dovremo ripensare le condizioni delle nostre spiagge per renderle sostenibili per tutto il comparto di organismi che vivono e che utilizzano questi habitat per riprodursi per il loro ciclo vitale“.
L’iniziativa a tutela delle caretta caretta si è svolta nell’ambito del progetto Life Tourtle Nest, finanziato dalla Comunità Europea e coordinato dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn, che lavora a livello internazionale per la tutela delle specie marine rare.
“Il programma – ha continuato, ancora, Sgambati – punta a verificare il nuovo fenomeno di ampliamento degli habitat nei quali la tartaruga nidificava, in tutto il bacino occidentale del mediterraneo un luogo in cui non c’era nidificazione, ma che progressivamente è aumentato da una media di dieci nidi all’anno di dieci anni fa ai 93 odierni. Le cause della crescita di nidi sono rappresentate dalla temperatura più alta, certamente gradita ai rettili. Un secondo elemento è rappresentato dalla presenza di veri e propri programmi di monitoraggio che consente anche di individuarne in misura maggiore. Un terzo motivo molto interessante è il fatto che fa circa 40 anni si agisce per la conservazione di questa specie“.
E lo si fa a livello comunitario: “Nazione capofila ideale di questo percorso è la Grecia che ha supportato l’entrata in made di migliaia di tartarughe riducendo l’impatto antropico. Ci troviamo davanti ad un numero di femmine più elevato rispetto al passato: di qui, dunque, la nidificazione più elevata. Il programma di monitoraggio ha come obiettivo quello di studiare il fenomeno anche attraverso analisi genetiche“.