L’ Area Marina Protetta vuole costituirsi parte civile all’udienza di lunedì prossimo. Gli imputati hanno devastato i faraglioni di Capri. Lesa l’immagine dell’ente che gestisce anche il sito di interesse comunitario “Fondali marini Punta Campanella e Capri”.
L’ Area Marina Protetta di Punta Campanella avanzerà la richiesta di costituirsi parte civile nel processo che vede alla sbarra i datterari che hanno devastato i faraglioni di Capri.
L’Ente depositerà l’atto di costituzione di parte civile nell’udienza del processo che si terrà innanzi al GUP di Napoli lunedì 11 ottobre. Il Presidente dell’Amp, Lucio Cacace, ha conferito l’incarico all’avvocato Valentina Romoli, penalista del Foro di Roma.
I datterari avevano, per anni, prelevato il mollusco proibito dalle pareti sommerse dei faraglioni di Capri, creando enormi danni ambientali. Una vasta operazione condotta dalla Guardia di Finanza e dalla Procura di Napoli aveva portato, nei mesi scorsi, a emettere una serie di misure cautelari nei confronti di due gruppi criminali diversi ma collegati tra loro, uno operante nella zona di Capri e l’altro nei pressi del porto di Napoli.
Dopo oltre 3 anni di indagini, lo scorso marzo, furono disposte complessivamente 19 misure cautelari personali, delle quali 6 di custodia carceraria e 6 di custodia domiciliare. Oltre 100 gli indagati, coinvolti a vario titolo nel mercato nero del dattero di mare. Un giro d’affari di milioni di euro che ha causato danni irreparabili per ampi tratti di fondale.
Nel frattempo, l ‘Area Marina Protetta, con l’avvocato Valentina Romoli, punterà ad una pena esemplare per gli imputati di questo primo processo. E chiederà i danni, in particolare, a 7 persone coinvolte nelle attività illecite a Capri e per 4 diversi capi d’imputazione: inquinamento e disastro ambientale, danneggiamento e ricettazione.
Il Parco chiederà un risarcimento per danni all’immagine, in quanto Ente affidatario del SIC (Sito di Interesse Comunitario) “Fondali marini di Punta Campanella e Capri”.