Benjamin Button è esistito veramente? E’ questa la domanda che si sono fatti i fan del film e alla quale proveremo a rispondere.
La storia viene portata alla luce attraverso un flashback narrato da Daisy Fuller, una donna anziana prossima alla morte. Nel suo racconto, ci parla di un orologio costruito nel 1918 da un orologiaio cieco in memoria di suo figlio caduto in guerra.
Questo orologio, collocato in una stazione ferroviaria, aveva la peculiarità di avere le lancette che giravano al contrario, quasi a simboleggiare un desiderio di tornare indietro nel tempo. Ma il vero nucleo del racconto riguarda un uomo chiamato Benjamin Button, il grande amore di Daisy.
Nel 1918, a New Orleans, nasce Benjamin, figlio di Thomas Button, un ricco produttore di bottoni. Ma questa non è una nascita come le altre: il piccolo Benjamin ha l’aspetto e le patologie di un novantenne. Di fronte a tale evento incomprensibile, il padre, disperato, abbandona il bambino su una scalinata, dove viene ritrovato dalla signora Queenie. Nonostante le previsioni del medico, secondo cui il piccolo non avrebbe vissuto a lungo a causa del suo invecchiamento precoce, Queenie decide di prendersi cura di lui.
Benjamin cresce in un ambiente atipico: una casa di riposo. Nonostante l’aspetto da ottantenne, il suo spirito è quello di un bambino curioso. Con l’andare del tempo, mentre tutti intorno a lui invecchiano, lui ringiovanisce. Questo fenomeno lo porta a vivere esperienze straordinarie: dall’amicizia con gli anziani della casa, alla conoscenza del mondo esterno grazie all’amicizia con l'”uomo-scimmia”, il signor Oti, fino all’incontro con la piccola Daisy, la nipote di una degli anziani.
Con l’aspetto di un settantenne, Benjamin decide di cercare nuove avventure. Si imbarca come mozzo su un rimorchiatore, scoprendo l’arte del tatuaggio e i segreti dell’amore e dell’alcool grazie al capitano Mike Clark. Durante questo periodo, Benjamin mantiene un forte legame con Daisy, inviandole cartoline dai vari luoghi in cui si trova.
La guerra mondiale interrompe la sua avventura e lo porta di nuovo a casa. La sua straordinaria condizione, quella di ringiovanire, lo mette di fronte a sfide sempre nuove, come la morte delle persone care e la difficoltà di riconoscersi e farsi riconoscere in un corpo che cambia continuamente.
Quando suo padre, Thomas Button, decide di rivelare la verità sulle origini di Benjamin e lasciargli la sua eredità, si apre un nuovo capitolo nella vita dell’uomo. La rivelazione e la successiva morte del padre sono momenti di grande introspezione per Benjamin, che comincia a riflettere sulla vera essenza della vita e sulla fugacità del tempo.
Il racconto di Daisy Fuller e la vita di Benjamin Button sono frutto della fantasia, tratti da un’opera di narrativa. Ma la storia ha un grande valore simbolico: ci parla della fragilità e della preziosità della vita, della relatività del tempo e dell’importanza dei legami affettivi. Anche se Benjamin Button non è esistito nella realtà, la sua storia ci ricorda che ogni momento della nostra esistenza è unico e irripetibile.
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