Non solo un libro di ricette, ma una vera e propria narrazione di una lunga carriera nella ristorazione, all’insegna del bello e del buono.
Carlo De Filippo, ristoratore e titolare di Pineta 1903 a Maiori, racconta nelle pagine di “Bell’e Buono” la sua passione per la cucina e la filosofia che si nasconde dietro ogni piatto servito nel suo locale. Una cucina che, riprendendo la tipica espressione napoletana, Bell’e Buono, appunto, rivela ad ogni assaggio una piccola sorpresa, sospesa tra tradizione e innovazione.
“Sono partito da zero, senza alcuna, o quasi nozione, di ristorazione o di cucina e lungo il percorso ho imparato tutto quello che so oggi. E questo ha reso il mio ristorante unico per me, ma anche unico per i clienti che ricevo ogni giorno”, spiega Carlo de Filippo nel presentare la sua opera.
Il libro rivela la lunga ascesa del ristoratore nel settore. Una scalata fatta di passione e ricerca, costellata da numerose esperienze sia nazionali sia internazionali, che lo hanno portato a realizzare il suo sogno: aprire nel 2015 Pineta 1903, rilevando uno storico bar maiorese.
“Ho trovato me stesso nella gastronomia – racconta – e ho raggiunto il mio momento di maggiore successo quando ho conosciuto mia moglie Mariantonia, che ci ha lasciati nel 2021. Mia moglie mi ha lasciato il suo coraggio e la sua determinazione di andare avanti ed affrontare gli eventi”.
Costanza, dedizione, impegno, curiosità e grande amore per il cibo costituiscono le fondamenta del suo lavoro, tutte qualità ben evidenziate nel libro. “Non è un caso che io abbia scelto proprio questo titolo. Bello e di buono è, per me, la sintesi di una cucina fatta con i crismi per trovare la giusta armonia fra i due sensi, il gusto e la vista. Un piatto, infatti, deve essere buono al palato ma anche bello da vedere, cioè composto non solo con prodotti di qualità e con i giusti abbinamenti, ma anche ben presentato dal punto di vista estetico”.
Ideatore dei menu, insieme ai due chef, Provino Milo, dell’Alleanza dei Cuochi e dei Presidi Slow Food e il sous chef Gianluca Giordano.
E così vengono esaltate e raccontate, nel corso dell’opera, ricette della tradizione come le Scarole ‘Mbuttunate, Baccalà Arrecanato, la Genovese di Totani e Totani e Patate.
Il modo di dire “Bell’è buono” è ricorrente nelle parole del ristoratore. “Se Dante fosse stato napoletano, il suo famoso incipit sarebbe stato nel mezzo del cammin di nostra vita, Bell’e Buono, mi ritrovai nella selva oscura”.
Situato in Corso Reginna, la via principale di Maiori, dal pane, alla pasta, realizzati nel pastificio allestito all’interno del ristorante, dall’inconfondibile pesto conventuale di produzione artigianale, con alici, noci, e pecorino, al fogliolino, liquore home-made creato con le foglie di Sfusato Amalfitano in infusione, fino ai dolci tutto viene preparato all’interno di Pineta 1903.
“In passato, le nostre nonne facevano tutto fra le mura domestiche e questo dava a ogni piatto un sapore diverso. Le loro mani plasmavano e davano forma a ogni pietanza. Forti di questa tradizione, il nostro impegno è quello di riportare in vita gli antichi saperi. La mia cucina, infatti, è quella della nonna che Bell’e Buono sorprende la nonna stessa”, conclude l’autore nel presentare la sua opera che saprà certamente far appassionare tutti coloro che, a vario titolo, amano la Costiera Amalfitana e le sue tradizioni culinarie, che esprimono la sua essenza.