Fenomeni di speculazione, mancata qualità nell’accoglienza e ospitalità, squilibrio urbanistico di città e località turistiche maggiori. Sono alcuni dei fenomeni conseguenti agli abusi sul fronte ricettivo. Gli ultimi controlli hanno portato a galla un’attività incontrollata, compreso la realizzazione di alberghi fantasma a Napoli, oltre che utilizzo improprio di immobili e vani inadatti al soggiorno di persone.

Un fenomeno, quello dell’abusivismo, che anche per la Costiera Amalfitana risulterebbe, purtroppo, impattante. Nella giornata di ieri a Salerno, su 416 strutture alberghiere e bed and breakfast, ben 76 hanno fatto registrare irregolarità nella comunicazione dei flussi turistici.

L’indagine, portata avanti dalla Polizia Municipale di Salerno, va avanti da oltre due mesi. Casi di irregolarità delle strutture ricettive non si sono verificati soltanto nel capoluogo, ma anche in Costa d’Amalfi. Risalgono allo scorso gennaio, infatti, i controlli effettuati nei confronti di due strutture ricettive che, a Maiori, percepivano indebitamente la tassa di soggiorno senza versarla.

Casi analoghi anche a Vietri sul Mare. Alcune attività – oltre 400 quelle messe sotto la lente d’ingrandimento dai militari – tra agosto e settembre, hanno rivisto il registro delle presenze. Le dichiarazioni hanno portato a un guadagno netto per l’ente comunale – per il solo capitolo relativo alla tassa di soggiorno – di 190mila euro. Leggi qui l’approfondimento.

Il presidente dell’Abbac Agostino Ingenito, a seguito degli ultimi eventi, ha chiamato in causa la politica regionale. Andrebbe infatti adeguato il decreto legge 50/2017 voluto dalla commissione bilancio della Camera. Il testo “Avviò un percorso insano, per la mancata applicazione del filtro che era stato imposto ai portali online, di prelevare alla fonte quella cedolare secca, che avrebbe svolto anche una funzione di controllo e verifica“, spiega Ingenito.

Solo le Regioni più lungimiranti avevano compreso il fenomeno, facendo chiarezza con normative locali e codici identificativi. “Su nostra insistente proposta, la Regione si dotò di un codice unico delle strutture ma che ha riguardato solo le attività ricettive extralberghiere con scia amministrativa, escludendo le locazioni brevi“. La motivazione è l’aver voluto attendere che si attuasse il decreto ministeriale per la realizzazione di un’anagrafe nazionale e codice univoco.

La firma ora di un protocollo tra lo Stato con quelle regioni, compreso la Campania che non avevano normato, appare tardivo. “Occorre una sterzata immediata, anche in vista della prossima stagione turistica – continua Ingenito –. È nella governance territoriale che chiediamo maggiore incisività e prontezza per offrire chiarezza, supportare quanti svolgono questa attività con regolarità e accompagnare i nuovi percorsi di professionalizzazione come per i property manager, con società specializzate negli immobili turistici. A ciò va affiancata un’azione locale di governance per analizzare fabbisogni abitativi, equilibri dei centri storici e rischio turistificazione, oltre al grave fenomeno di mancanza di alloggi per famiglie residenti, lavoratori e studenti, che sta determinando l’allontanamento dalle città“.