Sedici citazioni respinte ed una sola condanna in accoglimento parziale: così la Sezione Giurisdizionale campana della Corte dei Conti ha messo fine, con la sentenza 167/2024, al giudizio di responsabilità relativo alla vicenda del Conservatorio di Santa Rosalia ad Atrani.
I giudici Paolo Novelli (Presidente), Eugenio Musumeci (Consigliere), e Flavia D’Oro (primo referendario e relatore) hanno, infatti, respinto le domande di condanna proposte nei confronti dei consiglieri di amministrazione e dei dirigenti dell’ufficio scolastico regionale della Campania citati in giudizio per danno erariale e spese non giustificate dalle finalità istituzionali dell’ente, cui toccherà versare le spese di lite.
Condannata in accoglimento parziale dell’atto di citazione, soltanto la dirigente Annunziata Muto, per spese non giustificate dalle finalità istituzionali dell’ente al pagamento di euro 8.840,00 in favore del Conservatorio di Santa Rosalia in Atrani, “con rivalutazione monetaria, da calcolarsi secondo gli indici i.s.t.a.t., dal giorno del pagamento e fino al giorno del deposito della presente sentenza, nonché con gli interessi legali sulla somma così rivalutata dal predetto deposito“.
Evocati in giudizio erano stati i presidenti del CdA Luigi Gambardella, Luigi Montoro, Annunziata Muto e Pietro Fico, così come anche i consiglieri Domenico Nasto, Fulvio Mormile, Angelo Gifuni, Antonio Ambrosino, Salvatore Stanzione, Walter Vecchi, Gabriele Gambardella; oltre che Diego Bouchè e Luisa Franzese, in qualità di Direttori Generali dell’Usr di Napoli, Maria Teresa De Lisa e Luisa Franzese jr., questi ultimi in qualità di dirigenti dell’Ufficio II dell’USR di Napoli; Giovanni Romeo e Paolo Esposito, in qualità di funzionari dell’USR di Napoli.
La Procura aveva richiesto la condanna, pro quota, al pagamento, in favore dell’Istituto Pubblico di Educazione Femminile – Conservatorio “Santa Rosalia” di Atrani, della somma complessiva di € 1.391.292,19 oltre rivalutazione ed interessi.
I convenuti, nella qualità di componenti del CdA del Conservatorio o di dirigenti e funzionari dell’Ufficio Scolastico Regionale del MIUR di Napoli, secondo le richieste della Procura sarebbero stati responsabili di non aver gestito correttamente il patrimonio immobiliare afferente all’ente del comune di Atrani.
Ipotesi, quest’ultima, avanzata nell’atto di citazione presentato il 12 Luglio dello scorso anno dalla Procura campana e smentita dai magistrati contabili del capoluogo partenopeo.
Le richieste della Procura
Il danno erariale contestato afferiva, nello specifico, a tre tipologie: la prima, pari a 568.017,29 euro, riguardava quello derivante dal mancato adeguamento dei canoni locativi per i conduttori che occupavano gli immobili in forza di un valido atto negoziale in relazione a 32 cespiti, e riguardo all’intervallo temporale intercorrente dal gennaio 2016 al giugno 2020; un ulteriore danno (pari ad euro 105.904,73) riguardava, invece, il mancato introito di canoni fissati in contratto, ma non riscossi (e fatti prescrivere) per il periodo dal gennaio 2011 al dicembre 2015, tenuto conto del periodo di prescrizione per richiedere il pagamento dei fitti; un ulteriore posta di danno (pari ad euro 633.710,65) riguardava, invece, il mancato introito di somme nei confronti di occupanti abusivi degli immobili (in numero di 22 occupanti sine titulo) per il periodo dal gennaio 2011 al dicembre 2015, considerato che, come affermato dalla Procura, dopo cinque anni dalla mancata richiesta del canone periodico è preclusa l’azionabilità da parte del proprietario.
Ultimo profilo di danno erariale contestato e, non afferente, nello specifico, ai canoni di locazione degli immobili di proprietà dell’ente, era pari a 84.121,75 euro e riguardava spese non giustificate (e non risultate funzionalizzate a necessità e/o finalità dell’Ente).
Il tutto ad integrare, secondo la prospettazione accusatoria, la perdita della sua funzione educativa “per conservare solo la gestione del patrimonio immobiliare“. I funzionari dell’USR del Ministero dell’Istruzione “non avrebbero, dal canto loro, svolto alcuna attività di vigilanza“, nonostante una situazione non particolarmente florida delle casse dell’ente.
Il quadro accusatorio, tuttavia, è stato respinto pressochè in toto. il Collegio, infatti, la Procura non avrebbe “fornito compiutamente una prova” dell’inesigibilità dei canoni non riscossi. Alla luce dell’analisi della documentazione non apparirebbe comprovata l’attualità del danno con riferimento a tutte le tre fattispecie su cui si sarebbe basata l’ipotesi di danno erariale. Questa, per i giudici, proprio su questa base, non sarebbe stata verificabile: “Non è provata in atti – si legge nella sentenza – la maturata prescrizione dei diritti di credito (e quindi la sussistenza di un danno certo ed attuale) in capo al Conservatorio“.
Nè tantomeno sarebbero emersi elementi probatori utili che avrebbero attestato un comportamento dei convenuti da cui si evincesse il tentativo di occultamento dell’eventuale danno procurato.