Sarebbe inagibile l’immobile che oggi dovrà lasciare una signora residente ad Atrani. Lo fa sapere il comune, che mira ad evitare strumentalizzazioni. La prima ordinanza di sgombero per interventi di ripristino risalirebbe addirittura al 2016. Vertenza ente-conservatorio su presunti abusi. La locataria lascerebbe l’immobile dopo Pasqua: sarà ospitata da un parente nella vicina Amalfi.

Non ci sarà uno sgombero immediato. L’ente avrebbe raggiunto un accordo con la locataria dell’immobile. La quale però, nelle prossime settimana, dovrà lasciare l’appartamento che sarà oggetto di lavori a cura dell’ente comunale. Atrani già in passato ordinò di sgomberare la casa per l’urgenza di interventi di messa a norma della dotazione impiantistica e di risanamento sanitario, che ha preceduto una prima ordinanza di sgombero del 2016 mai eseguita.

Non si tratta quindi di uno sgombero per finita locazione, che non si intende rinnovare per propria volontà. L’ufficio tecnico, nell’ambito di una più ampia ricognizione del patrimonio immobiliare, ha rilevato che già nel 2016 c’era stata un’ordinanza di rilascio, constatata la volontà di non procedere al rinnovo del contratto, scaduto nel 2015. “Da quella data ad oggi, quindi, l’immobile risulta essere occupato senza alcun titolo“, si legge nella nota dell’ente.

Inoltre, è in atto dal 2007 un contenzioso tra Conservatorio di S. Rosalia e Comune di Atrani per presunti abusi riguardanti l’immobile sottostante quello in oggetto. Il Tribunale di Salerno ha accertato che il comune di Atrani, a metà degli anni ’90, ha realizzato un appartamento utilizzando una stanza a cui si accedeva dall’immobile oggetto di sgombero tramite una scala interna, poi murata, e un ulteriore locale rinvenuto nel corso dei lavori, rendendolo comunicante con quello di sua proprietà ed annettendolo successivamente al patrimonio immobiliare comunale.

In base all’ultima consulenza tecnica, se il Comune dovesse essere condannato per questi abusi – c’è oggi un primo grado di giudizio – bisognerà procedere al ripristino dei luoghi accorpando nuovamente i due immobili. All’urgenza dei lavori di messa in sicurezza si andrebbero perciò a sommare anche quelli relativi alla vertenza in atto.

Si tratta quindi di assolvere ad un obbligo d’ufficio, anche per la sicurezza e l’incolumità della persona che occupa l’immobile, e non di una volontà politica né dell’Amministrazione né dell’area tecnica le quali, nell’intera vicenda, non hanno margini di discrezionalità“, conclude la nota.