Era il 9 settembre di quattordici anni fa quando Atrani fu colpita da un violento nubifragio che causò la più terribile alluvione dei tempi moderni in Costiera Amalfitana.
In quel tragico evento perse la vita la giovane Francesca Mansi, la giovane dottoressa in scienze del turismo che all’epoca prestava servizio in un bar del paese.
Il torrente Dragone non resse alla forza di quel temporale e lasciò precipitare a valle tonnellate di fango che portarono via auto, motorini e tutto ciò che si trovava sul suo funesto cammino.
Atrani non dimentica e porta nel cuore Francesca Mansi che oggi sarà ricordata così come Francesco Corvino, lo chef Carmine Abate e di tutte le persone che hanno perso la vita a causa del dissesto idrogeologico.
Insieme al sindaco Michele Siravo, ricorderanno una delle pagine più tristi di Atrani, ci saranno il maestro Pasquale Liguori, che ha realizzato un’opera proprio in onore di Francesca Mansi, il presidente del Rotary Costa d’Amalfi Amalia Pisacane, Lucia Ferrigno delegata alla cultura del comune di Atrani e il poeta Vicenzo Tafuri, che alla giovane ragazza scomparsa 14 anni fa ha dedicato una meravigliosa poesia.
La poesia dedicata a Francesca Mansi
L’impluvio stentato ai sudori di pietra.
Nicchie accovacciate alle stradine arrampicate. Rossore di sole al giallo dei limoni
Chiese di canti ai sussurri di preghiere. Scroscii irruenti, vene d’argilla,
fragili radici alla vetta dei filari.
L’urlo di acque all’agguato tradito.
Impeto orrendo, vortice furioso
nel dormiveglia appagato.
Vuoto di pena il delicato germoglio svanito. Arcate stanche come occhi di luna.
Pacata battigia nei suoi baci di schiuma, notti serene al racconto di favole.
Accoglie il mare, culla d’amore,
fanghi spietati nell’attonito languore. Vergine natura, osceno rifiuto
nell’indifferente sciagurato stupro.
Fanciulla accorta dal caldo sorriso,
fuochi rossi di petali ai capelli costieri.
Perle di maestrale il candore del tuo sorriso. La tua voce un canto di lampare.
L’età del sogno alla vita bramata.
Lacrime di fango, fiori bianchi
come soffi di carezze nella speranza del cielo.