Assolto con formula piena anche dalla Corte d’Appello di Salerno in quanto “il fatto non sussiste” il dottor Maurizio Coppola: era accusato di circonvenzione di incapace e di appropriazione indebita nei confronti della sua anziana zia, Maria Riccio. Ma sono stati pienamente assolti anche gli altri imputati, ovvero il notaio che aveva curato la parte testamentaria, Emilia D’Antonio, insieme ai suoi due collaboratori, Rosa Ferraioli e Raffaele Mauri.

E’ la fine di una lunga vicenda giudiziaria che era iniziata nel 2017, quando gli uomini della Guardia di Finanza di Salerno sequestrarono due immobili, uno in corso Reginna e l’altro nella parte alta di Maiori, in esecuzione di un decreto di sequestro preventivo disposto dal Gip del Tribunale di Salerno.

Secondo l’accusa, infatti, il medico si sarebbe impossessato dei due immobili approfittando dello stato di infermità psichica di Maria Riccio che nel suo testamento aveva destinato gli immobili al dottore.
Un’accusa molto dura dalla quale il noto professionista della Costiera Amalfitana si è sempre difeso professando la sua innocenza.

L’anziana donna, dichiarata invalida dall’Inps nel 2010 per via di varie patologie gravi ed invalidanti di cui soffriva da anni, viveva da sola nel centro costiero e non aveva figli che potessero prendersi cura di lei.

Il processo per il medico maiorese era durato, dunque, complessivamente sei anni: si era conclusa favorevolmente anche la fase di giudizio di primo grado, nel giugno del 2020, anche in questo caso con assoluzione piena.

Sarebbero state gravi le ripercussioni personali della vicenda, già durante la prima fase di giudizio, sul noto medico e sulle sue figlie di 5 e 12 anni. Come affermato già in seguito alla sentenza di assoluzione in primo grado, infatti, queste non sarebbero state perfino invitate ad alcune feste di compleanno da parte di amici in quanto sarebbe stata intentata nei suoi confronti una campagna mediatica con effetti reputazionali molto negativi prima ancora del giudizio da parte delle toghe salernitane.

«Un ringraziamento particolare a mia moglie Adele e le bambine Martina e Sofia , che mi hanno sostenuto in questi anni difficili, che mi hanno visto investito da accuse infamanti e prive di alcun fondamento, ma finalizzate solo ad infangare il mio nome di professionista e dirigente medico dell’Asl di Salerno, costruito con sacrifici e dedizione – ha spiegato Maurizio Coppola al quotidiano La Città in un articolo a firma di Salvatore Serio –. Un grazie di cuore agli amici che hanno creduto nella mia innocenza ed un pensiero particolare al mio avvocato penalista, grande di fatto e di cuore, Lucio Basco, che mi ha sostenuto e difeso in questi anni, credendo sempre nella mia innocenza ».

Si chiude così un altro capitolo della vicenda che tanto scalpore ha destato ma che, dopo il secondo grado di giudizio, si è dimostrata fondata su accuse non dimostrabili, come specificato dalla Corte d’Appello di Salerno che ha confermato l’assoluzione con formula piena dei quattro imputati.