Franco Alfieri, presidente della Provincia di Salerno e sindaco di Capaccio-Paestum, è stato arrestato questa mattina con l’accusa di corruzione e turbativa d’asta. Anche sua sorell si trova agli arresti domiciliari, nell’ambito di un’inchiesta della Procura che coinvolge altre quattro persone, rispettivamente rappresentante legale e procuratore speciale della società Dervit e membri dello staff del sindaco e del personale tecnico del Comune di Capaccio. Anche per loro sono stati disposti gli arresti domiciliari, mentre le autorità hanno sequestrato oltre mezzo milione di euro agli indagati.
Le Gare d’Appalto
Le indagini della Guardia di Finanza, condotte sotto la supervisione della Procura di Salerno, si concentrano su alcune procedure di affidamento relative a lavori pubblici di riqualificazione e miglioramento dell’efficienza energetica dell’illuminazione stradale e comunale a Capaccio. Tali appalti sono stati assegnati alla società Dervit. Secondo l’accusa, gli indagati avrebbero interferito in modo illecito nelle gare d’appalto, utilizzando collusioni e altri metodi fraudolenti per ottenere i contratti.
Attraverso intercettazioni e l’analisi di materiale informatico sequestrato, gli investigatori avrebbero ricostruito il presunto accordo per l’assegnazione dei lavori. In particolare un componente dello staff di Alfieri, e il rappresentante della Dervit, avrebbero pianificato insieme quali strade includere nei progetti esecutivi e stabilito i tempi e i costi delle opere. Secondo l’accusa, era già stato deciso che tali lavori sarebbero stati affidati alla Dervit, che avrebbe anche redatto i documenti necessari per le procedure d’appalto.
In questa fase, il responsabile tecnico del Comune agendo su mandato del sindaco Alfieri, avrebbe assegnato a un professionista esterno un incarico per firmare documenti redatti dalla Dervit. Il compenso pattuito per il professionista era di 70.000 euro, ma, secondo le accuse, non è stato mai corrisposto. In un altro caso, sarebbe stato lo stesso tecnico a firmare i documenti preparati dall’azienda. Inoltre, avrebbe invitato a partecipare alle gare ditte senza i requisiti necessari o comunque compiacenti, in modo da garantire che i contratti fossero assegnati alla Dervit.
In cambio dell’assegnazione degli appalti, la Dervit avrebbe garantito subappalti alla Alfieri Impianti, azienda rappresentata legalmente dalla sorella del presidente della Provincia di Salerno, ma che secondo la Procura sarebbe in realtà riconducibile al fratello Franco. Questa operazione riguardava lavori per un valore di un milione di euro nel territorio di Battipaglia, con un sovrapprezzo di 250.000 euro sui materiali forniti dalla Alfieri Impianti.
Per ottenere il finanziamento di un secondo appalto dalla Regione Campania, il Comune di Capaccio, con una dichiarazione firmata da Franco Alfieri, avrebbe dichiarato che l’impianto di illuminazione pubblica era gestito da una società in house, quando in realtà era affidato a un’associazione temporanea d’imprese (ATI). Inoltre, in seguito al ritardo nei pagamenti da parte della Regione, il Comune, su richiesta del sindaco, avrebbe approvato una variante tecnica da 160.000 euro per garantire il pagamento alla Dervit.