Cinquant’anni fa, il 26 settembre 1973, scompariva una delle più celebri attrici nel panorama italiano: Anna Magnani.
La Magnani trascorse un lungo periodo in Costiera Amalfitana, ed in particolare a Furore. Infatti, l’attrice girò nel Fiordo insieme a Roberto Rossellini, cui era legata, in quel periodo, da una tormentata relazione amorosa, numerose scene del film “L’Amore”.
Raffaele Ferraioli, già primo cittadino di Furore, raccontò in uno dei suoi scritti alcuni degli episodi più interessanti di quel travagliato periodo di riprese cinematografiche, insieme alla Magnani, tra amore e..litigi destinati a passare alla storia.
“Caro Signor Rossellini, ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà e li ho apprezzati moltissimo. Se ha bisogno di un’attrice svedese che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il suo tedesco, non si fa quasi capire in francese – e in italiano sa dire solo “ti amo” – sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei“.
Con queste parole, e quel clamoroso inciso lasciato cadere là, fra le righe, con la più sapiente e seduttiva nonchalance, Ingrid Bergman si annunciava, diciamo pure si offriva, a Roberto Rossellini. Era il 1948, lo stesso anno in cui, mentre l’attrice svedese s’innamorava del padre del Neorealismo e della genialità stracciona del suo cinema rivoluzionario, lui girava a Furore “L’Amore”, film in due episodi con Anna Magnani, dalla quale stava per separarsi sia professionalmente, che nella vita.
Nel primo episodio (nel secondo recita anche Fellini), per una macabra coincidenza, la Magnani interpreta praticamente se stessa: il suo personaggio, infatti, nella cui interpretazione dà peraltro una maestosa prova di bravura, è quello di una donna alle prese con una dilaniante e claustrofobica separazione: sola in scena, quasi sempre in primo piano, chiusa in una stanza, tenta disperatamente di ricucire al telefono la sua relazione con l’uomo che la sta lasciando. Nel secondo, invece, si cambia registro. La passione diventa commedia. Un pastore (Fellini) incontra per caso Nannina e, sfruttandone le svampite manie religiose, la seduce: col risultato che la donna crederà di essere stata messa incinta da San Giuseppe…
Ma il vero dramma si consumava altrove: nella realtà della vita vera, e della tumultuosa storia che legava Anna a Roberto. Nella cornice fiabesca del fiordo di Furore, alcova naturale nel cuore della Costa d’Amalfi, allora quasi inaccessibile con le sue strade tortuose e strette, le scale srotolate come biscagline di pietra dalle cime dei monti fino al mare; con i suoi giardini profumati, i suoi colori ineguagliabili, ricchi di riflessi come certe sopraffine voci della lirica lo sono di armonici, e con i suoi strapiombi vertiginosi fra le rocce e i panorami che sembrano spalancati sull’infinito, il destino aveva preparato una spietata dissolvenza incrociata: per un vecchio amore che tramontava, uno nuovo sorgeva.
Ma la sanguigna Anna, vincitrice per due volte del Nastro d’argento e già diva, virtualmente ancora sposata con il regista Goffredo Alessandrini, non era tipo da arrendersi senza combattere.
«Chi fa ammore’ venesse a Furore», recita la bellissima Serenata a Furore, «vide a Ulisse ca ccà se accuvato», come a dire che il luogo è talmente bello che persino Ulisse non avrebbe più voluto partirne: ma Roberto aveva preso la sua decisione. E, quando Anna comprese che le lettere della Bergman avevano fatto breccia nel cuore del suo uomo, cominciò ad oscillare fra umori sempre più opposti ed estremi.
Dalla tenerezza, da quel fingersi ostentatamente serena, ch’è l’ultima spiaggia dell’amante tradito, passava di colpo all’aggressività furiosa: un giorno, durante un pranzo da Bacco, storico locale della Costiera, al culmine di una lite afferrò il piatto di spaghetti e lo scagliò contro il suo amante. Rossellini incassò il colpo con l’aplomb del più forte, con la gelida freddezza di chi non ama più: si alzò e se ne andò senza dire una parola, lasciando la Magnani sola, a contemplare il mare.
Ormai il regista non pensava ad altro che a volare incontro alla sua nuova fiamma, con la quale si dice che, durante un ricevimento, appartatisi in cucina, si abbandonò a un incontenibile amplesso, dal quale sarebbe nato il loro primogenito.
Ma, quale che sia stato il suo epilogo, quella fra la Magnani e Rossellini fu una grande storia d’amore. Una storia che la baia di Furore, una delle più belle del mondo, custodirà per sempre. Là dove fra una manciata di case aggrappate alla montagna come in un presepe in riva al mare c’è anche Villa della Storta, il rifugio (oggi museo permanente) di Anna e Roberto negli attimi ruggenti dell’attrazione fatale.
Nel 1955, però, la Magnani si prese la sua rivincita: mentre lei vinceva l’Oscar per La Rosa Tatuata , il matrimonio di Ingrid naufragava. E ancora oggi, nella luce di certi tramonti, quasi pare di vederla affacciarsi da quella finestra volta al mare, col suo sorriso smaliziato eppure dolce, con quel suo irripetibile sospiro nello sguardo che per un breve volgere stregò Rossellini, ma che per sempre affascinerà il pubblico di tutto il mondo.