E ci lascia anche una delle ultime menti della politica italiana. Raffinata come poche. Una grande mente formatasi nell’immediato dopoguerra con gente come Aldo Moro e soprattutto a Milano nella sinistra di base della Dc fondata da Giovanni Marcora con il sostegno finanziario di Enrico Mattei.

Se ne va come l’attore che muore in scena, Ciriaco De Mita, l’unico presidente del consiglio insieme a Fanfani a ricoprire contemporaneamente il ruolo di premier e di segretario del più grande partito italiano: la Dc. Erano gli anni il cui il confronto, quello che amava Benigno Zaccagnini, lasciava lentamente il campo alla competizione.

Erano gli anni delle contrapposizioni tra Dc e Psi, alleati nel pentapartito, ma nemici acerrimi. Erano gli anni degli scontri non tanto tra i temperamenti (De Mita da un lato, Craxi dall’altro) ma delle visioni politiche.

E De Mita, che ha sempre considerato la politica come “pensiero”, è stato uno tra i più arguti teorici non solo delle riforme ma anche del dialogo. Soprattutto con il Pci. Perché come diceva, “senza pensiero non c’è fatto concreto”.

Lo intervistai il 15 febbraio del 2010 nel corso di un incontro pubblico organizzato dall’avvocato Franco Massimo Lanocita (allora vice sindaco) presso l’aula consiliare del comune di Minori.

In quel contesto, alla presenza del sindaco Andrea Reale e dinanzi a un’aula stracolma di persone molte delle quali nostalgiche della vecchia Balena Bianca, lo sollecitai su temi, all’epoca molto caldi, come il bipolarismo, la questione morale, il Mezzogiorno e la Lega Nord, le candidature, la classe dirigente e il Partito Democratico.

Lucido e sferzante come sempre De Mita dimostrò di avere ancora il carisma del leader. E oggi se n’é andato come quell’attore che muore sulla scena. Da Sindaco del suo paese. Ed è stato l’onore più grande per chi come lui ha dedicato la sua vita alla politica. Perché come spesso diceva “se mi fosse possibile non impegnarmi lo farei volentieri”.

Ma il legame con la Costiera Amalfitana era ben più lontano. E affondava le sue radici negli anni Ottanta, complice l’amicizia con il compianto avvocato Giuseppe Della Pietra, più volte sindaco di Maiori. Ed è qui che De Mita amava rilassarsi per alcuni giorni all’anno. Sempre in estate. All’hotel Panorama dove sono memorabili le sue partite di tressette.

Ci venne anche da presidente del consiglio nel periodo in cui guidò il governo, dopo la caduta di Craxi, dall’aprile 1988 al maggio 1989. Tra i pochi politici italiani di spicco a uscire senza condanne dall’inchiesta Mani Pulite, De Mita lascia oggi un vuoto di idee e di pensiero. Ma sopratutto di capacità di scelte.