Durante la giornata di ieri la Chiesa Cattolica ha celebrato San Giovanni XXIII, il papa buono.

Il giornalista Sigismondo Nastri ha pubblicato sul suo profilo Facebook un aneddoto che riguarda proprio Mons. Angelo Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII, che inciampò sulla scalinata del Duomo di Amalfi.

Sigismondo racconta che pochi sanno della presenza, sia pure fugace, di Angelo Giuseppe Roncalli, quando era un semplice monsignore, per raccogliersi in preghiera sulla tomba dell’apostolo Andrea. La sosta ad Amalfi avvenne durante una visita a Cava de’ Tirreni dal 29 al 31 maggio 1923.

Della venuta di mons. Angelo Giuseppe Roncalli a Cava c’è anche traccia in un articolo, senza data né firma, pubblicato il 21 giugno 1923 su “Il Piccolo Corriere”, organo settimanale dell’Azione Cattolica Salernitano-Lucana.

Don Andrea Colavolpe segnala – continua Sigismondo Nastri – (su “La Voce del Pastore”, n. 155 del 5 giugno 2002) che il futuro papa Giovanni XXIII celebrò nella cattedrale di Amalfi il Pontificale dell’Epifania, il 6 gennaio 1927, assistito dall’arcivescovo mons. Ercolano Marini, da un certo mons. Morosini (di cui non c’è altra notizia) e da un vescovo bulgaro.

All’organo c’era il canonico mons. Gabriele Vissicchio, mentre il canto gregoriano era affidato al coro dei seminaristi e degli orfanelli dell’istituto “Anna e Natalia”. E’ chiaro che le affermazioni di don Andrea Colavolpe, parroco della cattedrale, sono suffragate da documenti d’archivio.

Della sua venuta ad Amalfi parlò lo stesso Giovanni XXIII, sul finire del pontificato, nel corso di un’udienza concessa al clero della Campania (la cosa mi fu riferita da un testimone: un anziano monsignore, docente alla facoltà teologica di Napoli). Il papa raccontò che, all’uscita dalla cattedrale, che si erge alta e maestosa sulla piazza, inciampò e cadde.

Dio volle che non rotolasse per la lunga e ripida scalinata. Fu prontamente soccorso da una donna (era la signora Maria Grazia, mamma di mons. Andrea Cesarano, futuro arcivescovo di Manfredonia, che egli aveva già conosciuto in Turchia): lei si chinò, lo aiutò ad alzarsi, si accertò che non avesse riportato danni, quindi gli formulò l’augurio di diventare “santo e viecchio!”, che ancora si usa da noi in situazioni del genere.

Rievocando quella circostanza, il Papa non mancò di sottolineare, sorridendo, che, in fondo, l’auspicio si era avverato: “Mi chiamano Santo Padre e alla vecchiaia ci sono ormai arrivato”.