Chiude i battenti oggi all’Arsenale di Amalfi – dopo due mesi nel corso dei quali quasi duemila persone hanno visitato la mostra la mostra – l’esposizione “Amalfi anni ’50 e ’60 – Alfonso Fusco, fotografo”.
Un progetto fortemente voluto dall’amministrazione amalfitana guidata dal sindaco Daniele Milano, che venerdì scorso, 25 febbraio, ha presentato l’omonimo libro, a cura di Claudia Bonasi, edito da Puracultura edizioni, davanti ad un folto pubblico.
Il volume, realizzato dall’Amministrazione comunale di Amalfi con la collaborazione della famiglia Fusco e promosso dall’Assessorato alla Cultura, retto da Enza Cobalto, fa parte di un progetto più ampio, patrocinato anche dal Centro di Cultura e Storia Amalfitana.
Alla presentazione oltre al sindaco, hanno preso parte la giornalista Claudia Bonasi, l’editore di Puracultura, Antonio Dura e Bruno Pacileo, cognato del fotografo, scomparso nel 2017, che ha portato una toccante testimonianza degli anni in cui nasceva e si affermava l’attività professionale di Alfonso Fusco.
Alfonso Fusco, amalfitano, classe 1938, ha operato come fotografo a cavallo tra gli anni ‘50 e ‘60: nel suo archivio rinvenuto dalla famiglia emergono migliaia di negativi che testimoniano i cambiamenti in corso in quel preciso periodo che va dalla fine della seconda guerra mondiale all’inizio della “dolce vita” amalfitana.
Fusco punta il suo obiettivo e cattura, in una sorta di neorealismo fotografico, tutto ciò che avviene ad Amalfi in quegli anni: scatti di vita quotidiana – matrimoni, manifestazioni pubbliche, campagne elettorali – ma anche eventi particolari, come le splendide feste con le ballerine dell’Africana o l’arrivo di Jacqueline Kennedy nella Divina.
Nell’Arsenale, per tutta la durata della mostra fotografica, era presente anche un tavolo interattivo (realizzato a cura del Collettivo Digitale di Cesena) contenente 393 foto di ritratti realizzati da Alfonso Fusco, che ha dato vita al gioco interattivo “Li (ri)conosci?” grazie al quale dare un nome ad amalfitani oggi sconosciuti, che ha visto la partecipazione di moltissime persone, che hanno così sottratto quei volti all’anonimato.
Erano inoltre proiettate in loop 480 immagini scattate dal fotografo amalfitano, con un sottofondo di musica swing dell’epoca.
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