Capo d’Orso. Proprio a largo del promontorio si combatté il 28 aprile 1528 una battaglia navale (detta anche “della Cava” o “d’Amalfi”) tra le navi di Filippino Doria e quelle spagnole comandate dal marchese del Vasto.

Agli inizi del 1500 la Francia, che non aveva mai dimenticato di essere stata per secoli padrona e donna del Meridione, voleva reimpossessarsi del Regno di Napoli, saldamente in mano della Spagna da un ventennio e vi inviò un esercito di terra.

Sul mare si appoggiò al genovese Andrea Doria che costituì una flotta di tecnici esperti. Le navi spagnole si scontrarono con le Doria al largo di Capodorso-Erchie-Fonti nel 1528 in una poderosa battaglia navale in cui avvenne, fra l’altro, un caso straordinario e raro nella storia della Spagna moderna, l’uccisione cioè del Viceré Ugo de Moncada che era al comando della flotta napoletana.

Gli Spagnoli alle sei galere (Capitana, Gobba, Villamarina, Perpignana, Calabrese, Sicana) avevano aggiunto due fuste, due brigantini e molte barche, che erano state armate con materiale e personale tolto al presidio di Napoli, sicché potevano sperare d’assalire in forze superiori le otto galere di Filippino, prima che giungessero i promessi aiuti veneziani.

Filippino Doria fu avvertito in tempo e si mosse risolutamente contro gli assalitori, ma, accortosi d’essere più debole, ricorse a uno stratagemma: ordinò al suo luogotenente Lomellino di simulare la fuga appena giunto a tiro del nemico, e di prendere il largo con le sue tre galere, ritornando, però, poi, al momento opportuno per colpirli dal fianco.

Gli Spagnoli spararono sugli avversari, mossero all’abbordaggio e li sconfisserro definitivamente. Quattro galere e due brigantini spagnoli furono presi o colati a fondo, 1400 circa gli uomini uccisi  – tra cui Ugo de Moncada – o relegati fuori dal combattimento; da parte della flotta di Filippino caddero 500 uomini, nessuna unità andò perduta.

Fonti: Treccani Online e prefazione della pubblicazione sul tema del Centro di Storia e Cultura Amalfitana